Accordo sulla rappresentanza, primo stop ai contratti pirata
Uno stop al proliferare dei “contratti pirata” - per il Cnel lo sono due terzi degli 868 Ccnl censiti che presentano condizioni al ribasso sul versante retributivo e normativo - arriva dall’applicazione delle nuove regole sulla democrazia e sulla misurazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali.
Con la firma di ieri diventa operativa la convenzione tra Inps, Inl, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil: nel privato il peso di ciascun sindacato sarà dato dalla media tra il numero degli iscritti e i voti ottenuti alle elezioni delle Rsu, come previsto dal Testo unico firmato da sindacati e Confindustria il 10 gennaio del 2014. Sono considerati validi quei contratti sottoscritti da sindacati che rappresentano almeno il 50 per cento più uno, inteso come media dei dati associativo ed elettorale. La stessa maggioranza sarà necessaria per la validazione dei contratti affidata ad una consultazione certificata dei lavoratori. Verrà costituito un comitato garante del processo di certificazione, composto da esponenti delle parti sociali, presieduto da un rappresentante del ministero del Lavoro. È fissata una soglia di rappresentatività del 5% di rappresentatività che i sindacati devono raggiungere per poter negoziare i contratti nazionali, come avviene nel pubblico.
L’Inps si occuperà di rilevare i dati degli iscritti ai sindacati per fornire il “dato associativo” e, insieme all’Ispettorato nazionale del Lavoro, alla raccolta dei dati relativi alle rappresentanze nelle aziende, il “dato elettorale”. La convenzione presentata ieri, alla presenza del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, del capo dell’Ispettorato Inl Leonardo Alestra, del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, dei leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo fissa un timing preciso per ogni passaggio procedurale. All’Inps è affidato il compito di ponderare (entro il 15 maggio dell’anno succesivo a quello della rilevazione) per ogni contratto nazionale il dato associativo con quello elettorale, e di comunicarlo (entro il 30 aprile) al presidente del comitato di gestione ai fini della pubblicizzazione. Poi, entro il 31 maggio l’Inps comunicherà al presidente del comitato di gestione il dato della rappresentanza per ogni singolo contratto, riferito a ciascun sindacato. Le parti sociali si impegnano entro il 31 luglio a rendere pubblico il dato della rappresentanza per ogni contratto nazionale, riferito a ciascuna organizzazione sindacale.
La convenzione ha durata triennale e avrà un costo da ripartire tra Confindustria e sindacatri che l’Inps ha quantificato in un’una tantum di circa 21mila euro per l’implementazione delle procedure informatiche e di 9.930 euro l’anno per la gestione. Per il ministro Catalfo «è un primo cambio di passo» nelle relazioni industriali che «si completerà con i prossimi provvedimenti del governo», per «arrivare ad una legge sulla rappresentanza e sul salario minimo», percorso «che non faremo da soli, ma con il coinvolgimento delle parti sociali». Il presidente di Confindustria ha sottolineato che «la democrazia è fatta di regole, il peso della rappresentanza vale per la politica e per gli attori sociali» perchè «quando si chiude un contratto la maggioranza definisce le regole che devono valere anche per la minoranza». Boccia ha aggiunto: «Ci sono voluti 6 anni per arrivarci, l’auspicio è che questa convenzione faccia da apripista per misurare anche la rappresentanza delle imprese, come previsto dal Patto della fabbrica». Tridico ha spiegato che la stessa convenzione si sta definendo all’Inps tra Cgil, Cisl e Uil e altre organizzazioni di rappresentanza datoriale. Per i tre leader sindacali le nuove regole sono «il presupposto per dare validità erga omnes ai contratti certificati, contro i contratti pirata che comprimono diritti e salari».