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ARTICOLO

IN AUMENTO I CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO


Continua la crescita dei contratti di lavoro a tempo indeterminato. A febbraio il saldo dei nuovi rapporti stabili si è attestato a +15.468 unità; è il secondo balzo in avanti consecutivo, registrato dall’Inps, che porta così la variazione netta dei contratti fissi nei primi due mesi dell’anno a +88.752.

A trainare una prima parziale ripresa del mercato del lavoro sono essenzialmente le stabilizzazioni di rapporti a termine: +82.861 nel periodo gennaio-febbraio, +79,5% rispetto allo stesso periodo 2017 (è probabile che molti imprenditori, a fine 2017, abbiamo assunto personale a tempo determinato, usando questo contratto come una sorta di periodo di prova, e poi, con il nuovo anno, confermato le risorse a tempo indeterminato, complice un clima di fiducia nella ripresa).

La ripartenza del lavoro “fisso” è stata spinta - per ora solo in minima parte - anche dai nuovi incentivi introdotti dalla legge di Bilancio 2018 (sgravi under35 e Sud): sui 310mila lavoratori assunti o trasformati stabilmente, ha evidenziato l’Inps, i soggetti in possesso dei requisiti per beneficiare dei due sgravi sono meno di un quinto (poco più di 56mila).

I dati amministrativi diffusi ieri dall’istituto guidato da Tito Boeri confermano la frenata (già registrata a inizio aprile dall’Istat) della crescita dei contratti temporanei: il saldo dei nuovi contratti a termine a gennaio-febbraio si è fermato a +91.113 rapporti, quasi 16mila in meno rispetto ai +106.905 nel confronto tendenziale. Continuano i segnali di rafforzamento dell’apprendistato (+23.007 contratti nei primi due mesi 2018) e del lavoro somministrato (+181.556 rapporti).

Di dimensioni modeste il dopo voucher: da novembre 2017 i lavoratori impiegati con i nuovi contratti di prestazione occasionale si sono attestati tra le 15mila e le 20mila unità, con un importo mensile lordo medio pari a circa 300 euro. Per quanto riguarda i lavoratori pagati con i titoli del libretto famiglia, a febbraio 2018 si sono superati i 4mila lavoratori utilizzati, con un importo mensile lordo di poco superiore a 200 euro.

Sul fronte cassa integrazione, prosegue ininterrotto da oltre un anno il crollo delle ore richieste dalle imprese: a marzo, sull’anno, la contrazione è stata del 40,9%, e ha interessato sia la cassa ordinaria (per difficoltà temporanee) sia la cassa straordinaria (per le crisi aziendali più complesse).

Su questi numeri pesa il Jobs act che, nell’estendere l’ammortizzatore, ne ha ridotto la durata (24 mesi massimi, elevabili a 36 a determinate condizioni) e reso più oneroso l’utilizzo da parte delle imprese. Il tutto a fronte di un rilancio delle politiche attive, che fa fatica a concretizzarsi (le domande di disoccupazione, a febbraio, si sono attestate a 108.405, +2,3% rispetto alle 105.987 istanze inoltrate a febbraio 2017).


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