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ARTICOLO

OCCUPATI IN AUMENTO


A marzo il tasso di disoccupazione è sceso al 10,2%, rispetto al 10,5% di febbraio: ci sono 96mila persone in meno alla ricerca di un impiego. L’occupazione è invece cresciuta, sul mese precedente, di 60mila unità, con il relativo tasso che ha raggiunto quota 58,9%, il valore più elevato registrato da aprile 2008. Certo il confronto con gli altri Paesi evidenzia, ancora una volta, una grande distanza, visto che restiamo comunque indietro di 15 punti rispetto alla media di occupati della Ue a 28 e di 3 punti per i senza lavoro. Il numero di inattivi è stabile.

La fotografia scattata dall’Istat evidenzia una capacità reattiva del sistema produttivo al leggero rimbalzo positivo che sta caratterizzando l’economia. Per i giovani, la percentuale di under25 senza lavoro si è ridotta sensibilmente: siamo al 30,2%, un calo di 1,6 punti su febbraio e di 2,5 punti su marzo 2018, anche sotto la spinta dello sgravio triennale per il lavoro stabile che da quest’anno si applica agli under 30. Nel 2018 sono stati incentivati (trasformazioni incluse) 134.506 rapporti, nei primi due mesi del 2019, 23.105. Per il livello di disoccupazione giovanile siamo terzultimi nella Ue (dopo aver toccato il penultimo posto), dietro Spagna (33,7%) e Grecia (39,7%), e restiamo lontani dalla media del 14,5% e distantissimi dai primi della classe. Ovvero dalla Germania, stabile al 5,6% di disoccupazione giovanile, grazie al sistema di formazione duale che in Italia il governo sta smantellando, avendo dimezzato ore e fondi all’alternanza scuole-imprese.

Dopo la sostanziale stabilità registrata a febbraio, tra gli aspetti positivi di marzo, la ripresa di occupati è trainata soprattutto dai lavoratori a tempo indeterminato (+44mila unità sul mese), assieme gli autonomi (+14mila). I contratti a tempo determinato rallentano, complice la stretta (per la reintroduzione delle causali) del decreto dignità: a livello congiunturale sono mille in più. Guardando all’età, rispetto a febbraio ci sono 69mila occupati in più sotto i 34 anni e 14mila ultracinquantenni in meno. Si conferma in forte difficoltà la fascia mediana della forza lavoro, 35-49 anni: nell’ultimo anno sono andati persi ben 150mila posti, a testimonianza delle numerose crisi aziendali in corso.

Nel confronto con marzo 2018, l’Istat ha conteggiato 114mila occupati in più (in particolare +63mila tra 15-24 anni). Nello stesso periodo, il numero di disoccupati è sceso di 208mila unità e gli inattivi sono diminuiti di 35mila. Rispetto a marzo dello scorso anno calano i lavoratori stabili (mille in meno), mentre rapporti a termine e lavoro autonomo segnano due incrementi, rispettivamente, di 65mila e 51mila unità.

Tra le opportunità occupazionali, si sono candidati finora in oltre 38mila per i 3mila posti di navigator di Anpal servizi (l’8 maggio scade la domanda), provenienti principalmente da Campania (6.114 candidati) Sicilia (5.808), Lazio (4.840) e Puglia (4.568). Gli aspiranti navigator hanno soprattutto la laurea in Giurisprudenza (13.738) e Psicologia (7.199).

Tornando ai dati Istat, il governo vede il bicchiere mezzo pieno: «Stiamo costruendo un mercato del lavoro che ridà stabilità ai lavoratori», commenta il vicepremier Luigi Di Maio: «i numeri ci raccontano come il decreto dignità sia stato la chiave di volta per far ripartire l’occupazione, il lavoro è ancora molto, ma il trend è invertito». Per il vicepremier Matteo Salvini «aumenta il lavoro, soprattutto per i giovani. Col superamento della Legge Fornero e il taglio delle tasse e della burocrazia a cui stiamo lavorando, contiamo su risultati ancora migliori». Cauti i sindacati: «Sono dati incoraggianti - spiega Luigi Sbarra (Cisl)-, ma attenzione ai facili entusiasmi: queste dinamiche si analizzano nel medio termine, non nella contingenza di un dato mensile.

Allargando lo sguardo si vede che l’Italia è ancora in alto mare, con oltre un miliardo di ore di lavoro in meno rispetto al 2008 ed un incremento che riguarda soprattutto le fasce di occupazione debole e dei part-time involontari. Il Paese resta in una condizione di grave difficoltà, con interi settori produttivi in affanno ed un pericoloso sfilacciamento del mercato del lavoro». Per Marco Leonardi, economista del Lavoro alla Statale di Milano, c’è un «lieve miglioramento ma ci sono comunque 35mila occupati in meno rispetto all’insediamento del nuovo governo».


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